Newsletter #13

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Editoriale

Revisione delle direttive: sondaggi d’opinione e pubblicità sono importanti, ma vanno fatti bene

Etica dei media significa dibattito, non legge scolpita nella pietra. Questo può anche implicare che le direttive vanno adattate. Ma come avviene questo processo? La direttiva 3.7, che affronta il tema dei «sondaggi d’opinione», rappresenta un buon esempio. Un reclamo ha portato alla revisione della direttiva, la cui nuova formulazione, più precisa, entrerà in vigore il primo gennaio 2025. 

Tutto è iniziato con un sondaggio d’opinione sul «Wohler Anzeiger» relativo a una legge fiscale sottoposta a votazione popolare. Il giornale aveva condotto un sondaggio e lo aveva intitolato: «Deutliches Ja zum Steuergesetz». (Chiaro sì alla legge fiscale). Un grafico mostrava che l’81% dei partecipanti era favorevole mentre il 19% era contrario, ma non indicava quante lettrici e quanti lettori avevano partecipato al sondaggio. Una lettrice ha presentato un reclamo, lamentando che il titolo era sensazionalistico e fuorviante, in quanto non risultava chiaro chi avesse partecipato al sondaggio né la qualità di quest’ultimo. La Prima camera si è occupata del caso: è risultata evidente la violazione della direttiva 3.7, che stabiliva: «Comunicando al pubblico i risultati di un sondaggio, gli organi d’informazione devono mettere il pubblico in condizione di valutarne la portata. Come minimo va precisato il numero delle persone interrogate, la loro rappresentatività, il margine d’errore, la data del sondaggio e chi lo ha promosso. Dal testo deve risaltare che tipo di domande è stato posto.» 

Nulla di tutto ciò era stato rispettato. Nel parere riguardo al caso si legge: «Mentre la direttiva richiede di fornire almeno sei informazioni chiaramente definite, il ‹Wohler Anzeiger› ha omesso qualsiasi tipo d’informazione: non ha informato i suoi lettori né sul numero di persone intervistate, né sulla (assenza di) rappresentatività, sul tasso di errore, sull’area e sul periodo dell’indagine o sul committente» (vedasi Presa di posizione 2/2023). Tuttavia, all’atto pratico il Consiglio della stampa non è mai stato così severo, perché questa direttiva è quasi impossibile da rispettare. Lo aveva, a ragione, fatto notare anche la redazione del «Wohler Anzeigers» (nonostante ciò, era comunque stato emesso un rimprovero, perché il giornale non aveva fornito assolutamente nessun dato). Direttive e pratica non dovrebbero mai divergere, motivo per cui la Prima camera ha deciso di elaborare una nuova formulazione. Quest’ultima è stata presentata in una sessione plenaria, è stata discussa, adattata e infine approvata. La nuova Direttiva è ora più efficiente e precisa: «La pubblicazione di un sondaggio da parte di una redazione deve mettere a disposizione del pubblico tutte le informazioni necessarie alla sua comprensione. Pertanto, deve indicare come minimo il numero di persone interrogate e se il sondaggio è rappresentativo; nel caso in cui la redazione ne sostenga la rappresentatività, deve indicare anche il margine di errore. Inoltre deve fornire al pubblico i contenuti principali delle domande.» E così, né più né meno, deve essere.

Sempre il primo gennaio 2025, entra in vigore la Direttiva 10.1 riveduta. Questa direttiva regola la «separazione tra parte redazionale e pubblicità» e in realtà è rivolta principalmente agli editori che acquistano la pubblicità. Finora il Consiglio svizzero della stampa è stato meno severo della Commissione svizzera per la lealtà e dell’Associazione svizzera dei media. In futuro, tutte e tre le organizzazioni raccomanderanno o esigeranno l’osservanza del medesimo principio. Ora anche il Consiglio della stampa richiederà che gli articoli non editoriali che appaiono nel contesto di articoli editoriali (ad esempio i cosiddetti annunci nativi) siano chiaramente dichiarati e vengano contraddistinti da un design diverso e riconoscibile. Fino ad ora veniva richiesta soltanto l’una o l’altra delle due caratteristiche. Per i media questa direttiva è fondamentale: infatti, la credibilità del giornalismo è compromessa a partire dal momento in cui gli utenti dei media non sono in grado di riconoscere se il contributo che hanno di fronte è un articolo commerciale o giornalistico. 

Le ultime ricerche hanno dimostrato che non è sufficiente che i contributi pubblicitari siano etichettati come «contenuto a pagamento» o «supplemento dell’editore», ma che il loro design non differisca da quello delle pagine editoriali. Per questo motivo, il Consiglio della stampa ha deciso di rendere più severa la normativa.

Susan Boos, Presidente del Consiglio svizzero della stampa 

Consiglio svizzero della stampa

Direttiva 10.1 – Separazione tra parte redazionale e pubblicità

(NUOVO, in vigore a partire dall’1.1.2025)

Una netta separazione tra la parte redazionale, rispettivamente il programma e la pubblicità, ivi inclusi i contenuti pagati o messi a disposizione da terzi, è necessaria per la credibilità dei mass media. Inserzioni, emissioni pubblicitarie e i contenuti pagati o messi a disposizione da terzi devono essere chiaramente distinguibili nella forma dalla parte redazionale. Devono essere inequivocabilmente riconoscibili come tali a livello visivo/acustico e devono essere esplicitamente dichiarati come pubblicità. (…)

Direttiva 3.7 – Sondaggi (NUOVO, in vigore dall’1.1.2025)

La pubblicazione di un sondaggio da parte di una redazione deve mettere a disposizione del pubblico tutte le informazioni necessarie alla sua comprensione. Pertanto, deve indicare come minimo il numero di persone interrogate e se il sondaggio è rappresentativo; nel caso in cui la redazione ne sostenga la rappresentatività, deve indicare anche il margine di errore. Inoltre deve fornire al pubblico i contenuti principali delle domande. (…)

Nuovi membri del Consiglio della stampa

Nel corso del 2024 il Consiglio svizzero della stampa ha accolto quattro nuovi membri, tutte/i giornaliste/i: a Christina Neuhaus è succeduto Andri Rostetter (entrambi NZZ). Pascal Tischhauser ha lasciato l’attività giornalistica ed è stato sostituito da Lena Berger (entrambi Ringier). Francesca Luvini (RSI), si è dimessa per raggiunto limite del numero di mandati. Le subentra Stefano Guerra, giornalista presso «La Regione». Anche Simone Rau si è dimessa in seguito al suo passaggio da Tamedia a SRF. È stata sostituita da Catherine Boss (Tamedia). 

Il Consiglio della stampa desidera ringraziare sentitamente le colleghe e i colleghi uscenti per il loro impegno volontario a favore della qualità dei media in Svizzera e dà un caloroso benvenuto ai nuovi membri.