Copertura mediatica del femminicidio

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Nel settembre del 2024 «20 Minuten» (online) e «nau.ch» hanno riportato la notizia di un femminicidio. Il presunto autore, marito della vittima, aveva presentato una richiesta di scarcerazione e fatto ricorso fino al Tribunale federale. Entrambi i media hanno dato notizia del caso sulla base della decisione del Tribunale federale, citandone dettagli particolarmente raccapriccianti e pubblicando immagini dei bambini e della casa rese solo parzialmente irriconoscibili. L’organizzazione ombrello delle case protette per donne della Svizzera e del Liechtenstein e il rifugio per donne di Basilea Città e Basilea Campagna hanno presentato un reclamo al Consiglio svizzero della stampa contro il reportage. Hanno deplorato che, con tali articoli, tra le altre cose fosse stata violata la sfera privata e che, sulla base delle informazioni pubblicate, la vittima fosse facilmente identificabile. In particolare, hanno criticato la violazione della speciale protezione dei bambini, come richiesto dalla Direttiva 7.3. Entrambi i media hanno negato di aver violato il codice giornalistico. 

Il Consiglio della stampa ha accolto il reclamo a maggioranza e ha biasimato «20 Minuten» e «nau.ch» poiché la loro copertura giornalistica ha violato sia la cifra 7 (Identificazione / Bambini) che la cifra 8 (Protezione delle vittime) della «Dichiarazione dei doveri e dei diritti del/della giornalista». Nelle sue considerazioni afferma: «L’argomentazione dei media, secondo cui avrebbero riportato la notizia in quel modo perché è importante informare dei femminicidi e perché viene richiesto di «non riferire in modo riduttivo e quindi edulcorante» (argomentazione di «20min.ch»), non è comprensibile. Naturalmente, è di interesse pubblico informare dei femminicidi e richiamare l’attenzione sul problema. Tuttavia, gli articoli contestati finiscono per fare l’esatto contrario e mancano di sensibilità e rispetto nei confronti della vittima e dei suoi familiari».

Presa di posizione 40/2025