Peter Studer (1935-2023) Impegno instancabile per un giornalismo corretto

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Un ricordo di Martin Künzi

Il pubblicista e giurista di diritto dei media Peter Studer, per il Consiglio della stampa ha rappresentato un vero e proprio colpo di fortuna. L’organo di autoregolamentazione fondato nel 1977 dall’allora associazione dei giornalisti «Stampa svizzera» (in seguito «Associazione svizzera dei giornalisti», oggi «Impressum»), inizialmente si occupava di pochi casi all’anno. Insieme al suo predecessore – il giornalista e professore di scienze dei media Roger Blum – Peter Studer ha contribuito in modo determinante all’ulteriore sviluppo del Consiglio svizzero della stampa. In quanto giovane avvocato, l’influenza di entrambi sulla mia carriera è stata significativa.

Roger Blum ha assunto l’incarico nel 1991 e grazie al suo coerente lavoro di pubbliche relazioni il Consiglio della stampa è uscito dall’anonimato e si è convertito in un’istanza pubblica. In seguito alle dimissioni di Roger Blum nel 2001, Peter Studer era considerato di gran lunga il candidato migliore. Giurista di formazione, possedeva una vasta esperienza giornalistica, tra cui quella di caporedattore del «Tages-Anzeiger» e presso la televisione svizzera. All’epoca, le discussioni in seno al Consiglio di fondazione del «Consiglio svizzero della stampa» erano fortemente caratterizzate dalla politica associativa. Inoltre, circolavano ancora pregiudizi sul «Tages-Anzeiger», risalenti a un’epoca ormai superata da tempo. Questi due fattori hanno fatto sì che Peter Studer sia stato eletto con il ristretto margine di un voto. Tuttavia, non si è lasciato scoraggiare e ha continuato con grande impegno l’opera iniziata dal suo predecessore. Durante i sette anni della sua presidenza, ha dimostrato un’enorme produttività e ha incrementato la sua presenza pubblica. Nel corso di questo periodo, il Consiglio della stampa si è beneficiato della gran notorietà di Studer, oltre che delle sue attività di docente e di relatore come esperto di diritto dei media. È in particolare grazie a lui che, nei primi anni del Duemila, il Consiglio della stampa si è progressivamente trasformato in un riconosciuto organismo di autoregolamentazione nel settore dei media, ben considerato anche dal grande pubblico e in ambito politico.

Una delle sue principali preoccupazioni è stata quella dell’approvazione del principio di equità: nel 2003, la Direttiva 3.8 ha sancito l’obbligo di ascolto in caso di accuse gravi (le Direttive integrano il Codice deontologico del giornalista, piuttosto astratto).

Inoltre, Peter Studer ha visto con chiarezza che all’estensione del patrocinio del Consiglio della stampa ad altre associazioni di giornalisti, avvenuta nel 1999, doveva necessariamente seguire un ulteriore passo: l’inclusione degli editori e della SSR, con l’obbiettivo di aumentare ulteriormente l’accettazione del Consiglio della stampa nel settore dei media. Al riguardo, la pazienza di Studer è stata più volte messa a dura prova. Ciononostante, non ha permesso ai ripetuti insuccessi di frenare la sua spinta. Nel 2008, un anno dopo la fine del suo efficace mandato, ha avuto luogo l’ulteriore sviluppo. A partire da questo momento è stato introdotto anche un obbligo di stampa moderato: i media sono tenuti a pubblicare una sintesi delle dichiarazioni del Consiglio della stampa che riguardano il loro mezzo di comunicazione.

All’interno del Consiglio della stampa, Peter Studer è stato sia un leader che un giocatore di squadra altamente collegiale. Non si è mai preoccupato della sua persona, ma sempre della causa. Nella messa a punto dei testi delle dichiarazioni, dei comunicati stampa e così via, emergeva sempre la sua gran esperienza come caporedattore. Gli stavano molto a cuore l’applicabilità pratica delle Direttive della «Dichiarazione dei doveri e dei diritti del giornalista» e l’uso di un linguaggio il più comprensibile e semplice possibile. Dopo il pensionamento ha collaborato alla stesura del prontuario «Le buone regole del giornalista corretto» (pubblicato nel 2011). A inizio dicembre 2023, si è spento serenamente all’età di 88 anni, dopo una vita ricca e piena. Lo ricorderò con affetto.

Martin Künzi è stato Segretario del Consiglio della stampa dal 1991 al 2013.