Communicato stampa seduta plenaria maggio 2016

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Il Consiglio della stampa difende l’indipendenza redazionale

Riunito in seduta plenaria il 24 maggio 2016, il Consiglio della stampa ha ribadito che l’indipendenza del prodotto redazionale e la netta separazione del testo dalla pubblicità costituiscono, oggi come ieri, uno dei fondamenti della credibilità dei media e della loro ragion d’essere. Rimettere in dubbio un principio così essenziale, sia pure a causa delle difficoltà economiche che i giornali attraversano, rappresenta una grave deriva. Il Consiglio della stampa lo deplora e si meraviglia che esponenti dell’associazione degli editori «Stampa Svizzera» – organismo peraltro aderente alla Fondazione del Consiglio svizzero della stampa – si siano potuti lasciar andare alla messa in dubbio di una regola così importante.

Il Consiglio ricorda che un membro della presidenza di «Stampa Svizzera» ha raccomandato agli inserzionisti di «non accettare tutto» da parte dei giornali cui affidano le proprie inserzioni. Sarebbe anzi concepibile, secondo lui, un boicottaggio dei media troppo rigorosi. Lo stesso presidente di «Stampa svizzera» ha affermato che «una netta separazione tra pubblicità e testo è diventata più difficile da accettare rispetto a vent’anni fa, quando la situazione economica dei giornali permetteva di porre l’indipendenza delle redazioni al disopra di ogni altra considerazione».

Il Consiglio della stampa ritiene che tali dichiarazioni pregiudichino pericolosamente la credibilità dei media. Secondo la «Dichiarazione dei doveri e dei diritti», è dovere del giornalista «difendere la libertà dell’informazione e i diritti relativi, la libertà di commento e di critica e la dignità della professione», «evitare ogni forma di pubblicità» e «non accettare condizioni da parte degli inserzionisti». Nelle Direttive annesse alla «Dichiarazione» è detto pure che «una netta separazione tra la parte redazionale e la pubblicità è necessaria per la credibilità dei media». Circa le minacce di boicottaggio, le Direttive precisano che «il giornalista difende la libertà d’informazione in caso di effettivo o potenziale pregiudizio da parte di interessi privati, segnatamente in caso di boicottaggio o minaccia di boicottaggio della pubblicità. Pressioni o azioni di questo tipo devono, di principio, essere resi pubblici».