Nr. 49/2002
Ascolto della parte criticata

(«Scelgo Io» c. «Giornale del Popolo») resa di posizione del 10 luglio 2002

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I. Fatti

A. Nel numero di aprile del periodico per consumatori «Scelgo Io» (data di pubblicazione: 22 marzo 2002), sotto il titolo «Rischio vaccinazioni», figurava un ampio articolo sulla pratica di vaccinare i neonati e i bambini, in particolare circa l’opportunità di tale vaccinazione e gli effetti secondari inerenti. Già nel primo capoverso era denunciata la pressione esercitata da molti pediatri sui genitori per indurli a far vaccinare più volte i loro figli, tacendo però i rischi di effetti secondari. Nell’articolo si citavano tra virgolette i pareri di varie persone: oltre a un chiropratico, una pediatra di Basilea, l’autrice di un libro sull’argomento, alcune mamme e altri medici non citati per nome, ma anche il medico cantonale Ignazio Cassis e il presidente dell’Associazione ticinese di pediatria Carlo Bernasconi, entrambi favorevoli alle vaccinazioni. Cassis affermava che i pediatri si muovono entro i limiti tracciati dalle istruzioni dell’Ufficio federale di sanità e che la questione degli effetti secondari è una discussione sempre aperta. L’autore dell’articolo sosteneva però che le vaccinazioni contro morbillo, pertosse, parotite e rosolia sono sovente praticate per „routine“ e senza una vera discussione con i genitori, che sono di dubbia efficacia, e citava esempi di vari Paesi, che il parere degli intervistati confermava. Il consiglio che dava era di procedere caso per caso, perché le vaccinazioni sarebbero diventate il simbolo di una riuscita operazione di convincimento, portata avanti dalla lobby farmaceutica, intesa a convincere politici, mass media e opinione pubblica della qualità dei suoi prodotti. Il pezzo si concludeva con una domanda retorica, se qualcuno mai si sia chiesto quanti siano i medici che fanno vaccinare i propri bambini.

B. Il giorno dopo, il 23 marzo 2002, i tre quotidiani ticinesi («Giornale del Popolo», «la Regione» e «Corriere del Ticino») commentavano un comunicato congiunto del medico cantonale, del presidente dell’Ordine dei medici, dell’Associazione dei pediatri della Svizzera italiana e del Collegio dei medici scolastici, che si distanziava nettamente dall’articolo pubblicato da «Scelgo Io», accusandolo di contenere errori, scorrettezze e imprecisioni. Le dichiarazioni sarebbero state manipolate e citate fuori contesto, l’efficacia delle vaccinazioni sarebbe scientificamente provata e ogni sospetto di effetti secondari regolarmente sorvegliato. La prassi che si segue è quella prescritta dall’Ufficio federale e dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il comunicato si concludeva con l’affermazione che in ogni caso i pediatri avrebbero continuato a far vaccinare i propri figli.

C. Il 29 marzo 2002 Matteo Cheda, redattore responsabile di «Scelgo Io», si è rivolto al Consiglio della Stampa con un reclamo in cui fa addebito al «Giornale del Popolo» (che aveva pubblicato l’articolo più ampio) di aver aggiungo suoi commenti al comunicato ufficiale senza dare alla parte criticata dal comunicato (cioè «Scelgo Io») l’occasione di esprimersi. Cheda pone l’interrogativo se il fatto che le accuse gravi contro un giornale provengano da una fonte ufficiale possa dispensare i media dal dovere di ascoltare la parte accusata. La sua conclusione è che il GdP ha violato con il suo articolo i doveri indicati alle cifre 3 e 7 della «Dichiarazione dei doveri dei giornalisti».

D. Prendendo posizione con lettera del 29 aprile 2002, il direttore del «Giornale del Popolo» Giuseppe Zois chiede che il reclamo sia respinto per le seguenti ragioni: 1) Tutti e tre i quotidiani hanno pubblicato il comunicato delle autorità e delle associazioni di categoria; 2) Considerato il pubblico interesse che la questione riveste, le precisazioni delle autorità erano giustificate. «Scelgo Io» i propri argomenti dovrebbe farli valere nei confronti delle autorità sanitarie, non contro il GdP; 3) È vero che il GdP ha dato molto rilievo al comunicato, ma su questa scelta non deve giustificazioni a «Scelgo Io» o al Consiglio della Stampa.

E. Il Praesidium del Consiglio della Stampa ha trasmesso il reclamo alla 1. Camera, formata da Peter Studer, presidente, Marie-Louise Barben, Luisa Ghiringhelli, Silvana Ianetta, Philip Kübler, Kathrin Lüthi ed Edy Salmina. Salmina non ha tuttavia partecipato alle deliberazioni. La 1. Camera lo ha discusso nella seduta del 10 luglio 2002 e in seguito per corrispondenza.

II. Considerandi

1. Il reclamante sostiene che il «Giornale del Popolo» ha violato il principio «audiatur et altera pars» e omesso importanti elementi di informazione.

2. a) Per prassi costante, il Consiglio della stampa (cf. Presa di posizione 45/2002, Hofmann c. «Smash») deriva dal principio di lealtà affermato nella «Dichiarazione» la regola che i giornalisti sono tenuti ad ascoltare la parte accusata, dandole la possibilità di almeno brevemente esprimersi già nel contesto della prima informazione al pubblico.

b) Autorità, organizzazioni e associazioni di categoria possono rivolgersi ai mass media, eventualmente con precisi comunicati, per far valere il loro punto di vista o esprimere la loro opinione. I media non sono tenuti alla pubblicazione, integrale o parziale, di queste dichiarazioni (cf. Presa di posizione 5/98, KVP Lucerna c. «Neue Luzerner Zeitung»). Se le pubblicano, però, nel trattamento dell’informazione devono attenersi alle norme deontologiche (cf. Presa di posizione 5/99, B. c. «Tages-Spiegel»-Zeitungen). Questo vale ovviamente anche per le comunicazioni delle autorità.

c) Il «Giornale del Popolo» scrive, citando dal comunicato, che l’autore dell’articolo sarebbe incorso in «errori, scorrettezze, abbagli, imprecisioni» e avrebbe manipolato dichiarazioni con l’intento di squalificare la pratica delle vaccinazioni. Il Consiglio della stampa, pur lasciando in sospeso la questione se questi rimproveri siano giustificati, li ritiene comunque «gravi» nel senso della citata regola che impegna all’ascolto della parte accusata. Questa avrebbe perciò dovuto comunque, prima della pubblicazione, essere interpellata e il GdP avrebbe dovuto dar conto, sia pure brevemente, della sua opinione.

3. a) Il reclamante rimprovera pure al «Giornale del Popolo» di essersi limitato a riprodurre il comunicato, con tutte le critiche inerenti, senza menzionare l’ampia ricerca di «Scelgo Io».

b) Il «Giornale del Popolo» risponde che la decisione su che cosa e come pubblicare una notizia è di competenza della redazione e non riguarda «Scelgo Io» né il Consiglio della Stampa.

c) Ciò non impedisce al Consiglio della stampa di costatare che ai lettori del GdP non è stata data un’informazione completa sul contesto della polemica. In particolare il giornale non precisava in che consistevano gli errori e le manipolazioni denunciate, e neppure menzionava il fatto che uno degli autori del comunicato aveva avuto già una piuttosto ampia occasione di esprimersi in «Scelgo Io». Il Consiglio della stampa ha sempre giustificato la correttezza deontologica della critica, anche la più dura e vivace, addirittura la più unilaterale, purché il commento sia basato sui fatti e i lettori abbiano la possibilità di farsi un’opinione propria (Presa di posizione 29/2002, Schw. Patienten-Organisationen c. «St.Galler Tagblatt»). Poiché questa possibilità ai lettori del GdP non è stata data, il Consiglio conclude che il GdP ha violato la cifra 3 della «Dichiarazione».

III. Conclusioni

1. Il reclamo è accolto.

2. Il «Giornale del Popolo» è venuto meno al dovere di correttezza affermato nella «Dichiarazione dei doveri e dei diritti dei giornalisti» perché non ha dato all’autore dell’articolo in «Scelgo Io» la possibilità di rispondere all’accusa di avere volontariamente manomesso delle dichiarazioni.

3. Il «Giornale del Popolo» ha violato la cifra 3 della «Dichiarazione dei doveri» omett
endo importanti elementi d’informazione, che ai lettori erano necessari per farsi una propria opinione circa le accuse espresse contro «Scelgo Io».