Nr. 56/2019
Identificazione / Bambini

(Scuola elementare e Scuola media di X. c. «Tio.ch»)

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Zusammenfassung

Die Namen von Minderjährigen zu veröffentlichen und sie zu identifizieren ist ohne ein überwiegendes öffentliches Interesse nicht zulässig. Es verstösst gegen den Journalistenkodex. Selbst wenn andere Medien deren Namen bereits erwähnt haben, rechtfertigt dies eine Namensnennung nicht, da es Kindern erheblich schaden kann.

Der Schweizer Presserat bekräftigt dies nachdrücklich und heisst eine Beschwerde gegen das Tessiner Online-Portal «Tio.ch» gut. Am 4. Januar dieses Jahres berichtete die Website über eine angebliche Tessiner Betrügerin, die ihre Opfer als provokative Autostopperin lockte und vorgab, sie brauche Geld für die medizinische Behandlung ihrer Kinder. Der Artikel – der einen früheren Beitrag aktualisierte – enthielt detaillierte Informationen über die Frau, einschliesslich der Tätowierung der Namen der beiden Kinder auf ihrem Arm. Die Erwähnung dieser sehr ungewöhnlichen Namen, kombiniert mit anderen Informationen über die Mutter und ihre Wohngegend, macht die beiden Kinder in ihrem sozialen Umfeld und darüber hinaus erkennbar.

Das Online-Portal hat daher gegen Ziffer 7 (Achtung des Privatlebens) der «Erklärung der Pflichten und Rechte der Journalistinnen und Journalisten» verstossen und insbesondere gegen die Richtlinien 7.2 über die Identifizierung und 7.3, die einen stärkeren und besonderen Schutz von Kindern fordert.

Résumé

Il n’est pas acceptable de publier le nom de mineurs et de permettre de les identifier sans un intérêt public prépondérant. C’est contraire au code de déontologie des journalistes. Même lorsque d’autre médias l’ont déjà fait, on ne peut justifier que le nom d’enfants soit mentionné, chose qui peut leur nuire considérablement.

Le Conseil suisse de la presse le réaffirme avec insistance et accepte une plainte contre le portail tessinois «Tio.ch». Le 4 janvier de cette année, le site avait évoqué une présumée arnaqueuse tessinoise qui attirait ses victimes en autostoppeuse provocante et leur racontait qu’elle avait besoin d’argent pour le traitement médical de ses enfants. L’article – une mise à jour d’une précédente contribution – contenait des informations détaillées sur la femme, y compris le tatouage du nom de ses deux enfants sur son bras. L’évocation de ces deux noms inusuels, combinée avec d’autres informations sur la mère et la région où elle habitait, permettait de reconnaître ses enfants dans leur environnement social et au-delà.

Le portail a donc porté atteinte au ch. 7 (respect de la vie privée) de la «Déclaration des devoirs et des droits du/de la journaliste» et plus particulièrement aux directives 7.2 sur l’identification et 7.3, qui précise que les enfants sont dignes d’une protection particulière.

Riassunto

La pubblicazione dei nomi di minorenni e la loro identificazione non è accettabile in mancanza di un interesse pubblico superiore e viola il codice deontologico delle giornaliste e dei giornalisti. Il fatto che già un altro media abbia menzionato i nomi in precedenza non giustifica quello che è un errore e che arreca danni importanti a dei bambini.

Lo ribadisce con fermezza il Consiglio svizzero della stampa, accogliendo un reclamo avanzato nei confronti del portale online Tio.ch. Lo scorso 4 gennaio il sito web ha riferito la notizia di una presunta truffatrice ticinese che adescava le sue vittime fingendosi una provocante autostoppista bisognosa di aiuto finanziario per cure mediche. L’articolo – che attualizza una vicenda già trattata in precedenza – riporta informazioni abbastanza dettagliate sulla donna, tra cui il tatuaggio sul braccio dei nomi dei figli. La menzione dei loro nomi, molto inusuali ed esotici, abbinata ad altre informazioni sulla loro madre e sulla regione di residenza, rende riconoscibili i due bambini dal loro intorno sociale, causando loro un grosso danno.

Il portale online ha quindi violato la cifra 7 della «Dichiarazione dei diritti e dei doveri del giornalista» che chiede il rispetto della vita privata delle persone e nello specifico la direttiva 7.2 sull’identificazione e la 7.3 che chiede una maggiore e speciale tutela nei confronti di bambini.

I. I fatti

A. Il 4 gennaio 2019, il portale online «Tio.ch» pubblica la notizia riguardante un presunto raggiro subito da una signora in Liguria da parte di un’altra giovane donna ticinese. Quest’ultima avrebbe già utilizzato metodi simili per ottenere denaro in altre località poco oltre la frontiera italo-svizzera 4 anni prima. Con il titolo «La sexy autostoppista ticinese è di nuovo in attività. In Liguria», «Ticino Online» riprende e attualizza dunque una vicenda di cui si era occupato a più riprese negli ultimi 4 anni. In questo ultimo aggiornamento riporta la testimonianza di una vittima italiana: racconta di aver conosciuto la «truffatrice» in ospedale, entrambe incinta, e di essere stata contattata di persona mesi dopo con una richiesta di aiuto finanziario per poter tornare a casa in fretta dai bambini malati. La signora vittima del raggiro scopre poi attraverso i social media che probabilmente si tratta della stessa donna che nel 2015 aveva fatto parlare di sé ed era stata condannata per furto con destrezza dal Tribunale di Como, per aver raggirato degli automobilisti: vestita con abiti provocanti, chiedeva un passaggio in auto e poi denaro per poter curare i propri figli malati. Ad incastrarla – ricorda e scrive il giornale online – erano stati due tatuaggi sulla braccia con i nomi di due figli: X. e Y. (nomi inusuali ed esotici). Oltre ai nomi dei figli, altre informazioni sulla donna ticinese vengono riportate indirettamente: i due figli sarebbero stati affidati al padre, altri due figli avuti in seguito sarebbero alle cure di una casa famiglia. In fondo all’articolo vi sono i rimandi – come di consueto sull’online – agli articoli precedenti dove si trovano maggiori dettagli sulla vicenda.

B. Tre giorni dopo la pubblicazione, i nomi dei figli vengono rimossi su richiesta dei direttori di due ordini di scuola, a cui era stato segnalato l’articolo da parte di più docenti.

C. Il 24 di gennaio la direttrice della Scuola elementare e il direttore della Scuola media di X. si rivolgono al Consiglio svizzero della stampa con un reclamo. Citare i nomi di due minori è lesivo della personalità dei figli della signora, scrivono i direttori delle scuole. Tanto più che i due nomi sono poco comuni e facilitano l’identificazione dei bambini. Secondo i reclamanti l’articolo ha violato la cifra 7 della «Dichiarazione dei diritti e dei doveri del giornalista» che chiede il rispetto della vita privata delle persone, quando l’interesse pubblico non esiga il contrario.

D. «Tio.ch» ha preso posizione in data 25 febbraio 2019: il capo redattore specifica che l’articolo è nato su segnalazione di una lettrice e in seguito ad altri articoli pubblicati in merito alla vicenda su altri media, nei quali venivano puntualmente riportati i nomi dei bambini. Visti questi precedenti, il portale online non ha ritenuto di doverli omettere. Ritengono che l’identificazione dei bambini da parte di un lettore medio sia poco probabile. Inoltre i due nomi davano informazioni ritenute importanti sulla persona accusata di raggiro: quella «che incarna lo stereotipo di donna che vive on the road con tatuato sul braccio X. e Y. e non certo Mario e Giuseppe».

E. La Presidenza del Consiglio della stampa ha demandato il caso alla 1. Camera, formata da Francesca Snider, presidente, Dennis Bühler, Ursin Cadisch, Michael Herzka, Klaus Lange, Francesca Luvini e Casper Selg.

F. La 1. Camera ha discusso il reclamo nella sua seduta del 24 Giugno 2019 e in seguito per corrispondenza.

II. Considerandi

1. La cifra 7 della «Dichiarazione» prevede che si rispetti la vita privata delle persone, quando l’interesse pubblico non esiga il contrario; la direttiva 7.2 sull’identificazione specifica che il/la giornalista deve sempre mettere a confronto il diritto del pubblico all’informazione e il diritto delle persone alla protezione della loro sfera privata, pertanto la menzione dei nomi e/o l’identificazione della persona è lecita solo se la persona acconsente, se la persona è comunemente nota all’opinione pubblica, se riveste carica pubblica e il servizio si riferisce a tale condizione, se il nome è necessario per evitare confusioni e infine, se l’identificazione è giustificata da un interesse pubblico prevalente. Nel caso specifico, nessuna di queste condizioni è data, tanto più che i nomi citati si riferiscono a bambini – figli di una presunta truffatrice – che come tali andrebbero protetti in modo speciale.

2. L’identificazione dei due minorenni è messa in discussione dal capo redattore di «Ticino Online», non riconoscibili – a suo dire – da un «lettore medio». Questa affermazione non è condivisibile: in uno spazio ristretto come il Ticino – o addirittura il Sottoceneri dove vien detto in articoli precedenti risiedeva la madre – due fratelli che portano inusuali ed esotici nomi rende immediatamente identificabili i bambini dal loro intorno sociale, che vuol dire compagni di scuola, insegnanti, genitori dei compagni, abitanti della regione. Per tutti loro sono ora i figli di una madre ladra un po’ sgualdrina, forse addirittura drogata (come viene descritta nei numerosi articoli pubblicati sulla vicenda). Questo non vuol dire proteggerli, piuttosto il contrario. Inoltre, è irrilevante che l’identificazione avvenga realmente da parte del lettore medio, poiché, come risulta al punto seguente, non vi è alcun interesse pubblico alla pubblicazione dei nomi.

3. Ancora meno si può capire l’argomentazione che vi sia un eventuale interesse pubblico nel menzionare i nomi, poiché aiuterebbero a capire il profilo della persona accusata di truffa. Sia questo articolo che quelli precedenti hanno insistito sui dettagli che riguardavano la madre, fornendone un’immagine molto chiara: vestiti provocanti, braccia tatuate con nomi di persone, autostop in pose sexy. Nulla aggiunge il dettaglio del nome.

4. Il fatto che altri media, prima di «Tio.ch», abbiano già riportato i nomi dei due minorenni non rende un errore non più tale. I nomi non andavano fatti, non vi era nessun interesse pubblico a giustificarlo.

5. Dopo tre giorni e su richiesta i nomi sono poi stati rimossi, da questo articolo e da quelli precedenti. Questo è apprezzabile, tuttavia un articolo online viaggia veloce, in breve tempo raggiunge un ampio pubblico e il danno è fatto. Per tutti questi motivi, e come a più riprese ribadito dal Consiglio della stampa, è importante che la/il giornalista valuti ogni volta con automatismo, precisione e coscienza se menzionare i nomi. La leggerezza non è accettabile.

6. In questo caso, trattandosi di minorenni, entra in gioco anche la direttiva 7.3 che prevede vadano protetti in modo speciale. «Si esige il massimo ritegno nelle ricerche e nei servizi relativi ad atti violenti che coinvolgano bambini.»

III. Conclusioni

1. Il reclamo è accolto.

2. Con l’articolo «La sexy autostoppista ticinese è di nuovo in attività. In Liguria» del 4 gennaio 2019, il portale online «Tio.ch», citando i nomi di due minorenni, ha violato la Cifra 7 della «Dichiarazione dei doveri e dei diritti del giornalista» in rispetto alla identificazione dei bambini – non giustificata da un interesse pubblico superiore – e in rispetto alla protezione di bambini che meritano una tutela maggiore.