I. I fatti
A. Il numero di ottobre del 2006 di «Spendere Meglio», periodico per i consumatori, recava in prima pagina il titolo: «Un clic su Internet fa salire i premi»; e il sottotitolo: «Cassa malati. Chiedere offerte su Comparis costa milioni agli assicurati». Nell’interno, un articolo dal titolo «Un clic da 40 franchi» descriveva il modello di comparazione tra i premi di cassa malati offerto online da Comparis.ch. Nel testo era fatto più volte riferimento a un articolo del «Tages-Anzeiger» del 18 settembre 2006.
L’articolo di «Spendere Meglio» si concentra in particolare sulla commissione di 40 franchi che le casse malati devono a Comparis per ogni offerta richiesta. Tale commissione verrebbe, deplora «Spendere Meglio», scaricata sui premi, provocando un aumento relativo dei medesimi. Ai lettori si consiglia di accedere alla comparazione offerta dalla Comparis ma poi di richiedere l’offerta direttamente al sito della cassa malati prescelta. Si rimprovera pure all’elenco che compare sulla prima schermata di comprendere solo una parte delle casse, tra cui tutte quelle che versano commissioni a Comparis.
B. Il 19 ottobre 2006 lo studio legale che tutela la Comparis.ch SA ha chiesto a «Spendere Meglio» di pubblicare una precisazione. L’affermazione «gli assicurati pagano» sarebbe non veritiera, tendenziosa e violerebbe la legge sulla concorrenza sleale. La richiesta è stata respinta dal redattore capo del periodico, Matteo Cheda, per cui nessuna precisazione è stata pubblicata.
C. Il 16 gennaio 2007 la Comparis.ch AG ha presentato un reclamo al Consiglio della stampa, facendo valere le seguenti violazioni della «Dichiarazione dei doveri e dei diritti del giornalista»:
– Sostenere che le commissioni pagate dalle cassa malati alla Comparis fanno aumentare i premi e che le offerte richieste alla Comparis costano agli assicurati milioni di franchi viola la Cifra 1 della «Dichiarazione» (Rispetto della verità).
– Sintetizzando in modo inesatto («In realtà quando si chiede un’offerta gli assciurati pagano»), «Spendere Meglio» desta nel lettore l’impressione inveritiera che a pagare la commissione sia chi accede al sito. Omettendo un elemento importante di informazione, il periodico falsa la realtà e fuorvia il pubblico dei lettori (Cifra 3 della «Dichiarazione»)
– Non risulta distinto dalle asserzioni di fatto il consiglio finale della redazione, che le offerte non dovrebbero essere richieste alla Comparis ma direttamente alle casse malati. È violata in tal modo la Cifra 2.3 delle Direttive alla «Dichiarazione» (Distinzione tra fatti e commenti).
– «Spendere Meglio» ha infine violato il principio di equità. La Comparis non è stata interpellata e non ha pertanto avuto la possibilità di esprimersi circa gli addebiti negativi ed economicamente pregiudizievoli contenuti nel servizio.
D. Il 26 febbraio 2007, a nome di «Spendere Meglio», Matteo Cheda ha respinto come infondato il reclamo di Comparis.ch AG. «Spendere Meglio» non ha mai sostenuto che la commissione dovuta per l’offerta di Comparis è pagata direttamente dall’assicurato. Il titolo stesso («fa salire i premi») afferma correttamente che i costi dell’operazione sono sostenuti dall’insieme degli assicurati. Il costo della consulenza è in ogni caso maggiore passando per Comparis anziché chiedendo un’offerta direttamente alle casse via Internet. Non è pertinente il confronto con le richieste di consulenza telefonica, che sono molto più care. Il consiglio di rivolgersi direttamente via Internet alle casse è in definitiva un buon consiglio dato ai consumatori e non una critica al sistema messo a punto dalla Comparis.
E. Il 6 marzo 2007 il Consiglio della stampa ha comunicato alle parti che il reclamo sarebbe trattato dalla 1. Camera, nella seguente composizione: Peter Studer, presidente; Luisa Ghiringhelli Mazza, Pia Horlacher, Kathrin Lüthi, Philip Kübler, Edy Salmina e Francesca Snider, membri.
F. La 1. Camera ha trattato il reclamo nella seduta dell’11 maggio 2007 e per via epistolare. Edy Salmina si è autoricusato.
II. Considerandi
1. a) Le commissioni che la Comparis riceve fungendo da intermediaria per le casse malati nella prestazione di offerte hanno davvero per conseguenza un aumento dei premi – come sostiene «Spendere Meglio» – oppure, al contrario, la Comparis contribuisce con le sue comparazioni alla riduzione dei costi delle casse malati?
Sostenere che ogni «clic» faccia aumentare i premi delle casse malati e che gli assicurati sborsano milioni per le offerte prestate dalla Comparis sarebbe, secondo la parte reclamante, tendenzioso e causa di un danno economico. Dopo la pubblicazione dell’articolo, le richieste di informazione in provenienza dal Ticino sarebbero diminuite. L’alternativa al sistema della comparazione online offerta dalla Comparis poteva consistere in una richiesta (telefonica, oppure per iscritto) rivolta direttamente alle casse. Questo sistema costava tuttavia alle stesse dai 100 ai 150 franchi per richiesta. Installando un sistema di selezione elettronico, la Comparis avrebbe messo le casse nella condizione di fornire le informazioni al cliente via e-mail senza costi amministrativi. Il risparmio con ciò ottenuto sarebbe enorme.
La parte convenuta ritiene questo confronto fuorviante, appoggiandosi a una comunicazione dell’associazione mantello delle casse malati Santésuisse secondo la quale l’offerta ottenuta attraverso la Comparis è più onerosa di un’offerta online richiesta direttamente alle casse. Su questo confronto, sostiene «Spendere Meglio», è basato l’articolo.
Il Consiglio della stampa, nel caso esiste una controversia sui fatti, non procede a indagini per proprio conto. Nella misura in cui ritiene in grado di farsi un’idea della situazione, si basa sulla documentazione scritta prodotta dalle parti. «Spendere Meglio» e Comparis non contestano che le casse malati, sia fornendo una consulenza diretta online sia passando attraverso la Comparis, spendano meno che non rispondendo per iscritto o a voce. Dal profilo del risparmio di personale che ne consegue, l’interesse è comprensibile. Considerando invece separatamente le due forme di consulenza online – in entrambe le varianti, d’altronde è uno solo il sistema adottato dalla Comparis – quella prestata dalla parte reclamante, tenuto conto dell’importo della commissione dovuta dalle casse malati, risulta chiaramente più costosa di quella che le casse potrebbero prestare direttamente. Per questa ragione, il Consiglio ritiene che la conclusione di «Spendere Meglio», nel senso che passando attraverso la Comparis si determina un aggravio di costi per le casse, è sostenibile e non viola il principio del rispetto della verità. Il periodico consiglia dunque esplicitamente ai clienti di richiedere un’offerta online direttamente alle casse, tramite il loro sito Internet, e ne deduce, sia pure semplificando molto, che in tal modo si potrebbe evitare un aumento dei premi. La conclusione che ogni «clic» fa aumentare i premi, certo semplificatoria ma chiarissima per chi legge, appare concludendo correttamente basata sul confronto descritto tra le due offerte online.
Neppure si può affermare che il periodico ometta elementi di informazione importanti, con la frase: «Quando si chiede un’offerta, gli assicurati pagano», perché la parte reclamante non ha portato prove sufficienti a sostegno dell’ipotesi che le casse risparmiano in quanto non sarebbero obbligate a rispondere per posta – e perciò il servizio online sarebbe un fattore di risparmio che il periodico avrebbe dovuto citare.
b) «Spendere Meglio» valuta in termini di «milioni» il costo dell’utilizzo del sistema Comparis per l’insieme delle casse. L’articolo del «Tages-Anzeiger» del 18 settembre 2006, che «Spendere Meglio» esplicitamente menziona come fonte delle sue informazioni, si basa su una
valutazione di Santésuisse, che calcola in quei termini l’importo globale delle commissioni annualmente incassate da Comparis. Alle maggiori casse malati il sistema costerebbe centinaia di migliaia di franchi all’anno. Benché le parti non abbiano fornito al Consiglio della stampa prove o documentazione particolari, il calcolo è, grosso modo, plausibile. La parte denunciante fa valere che, ciò malgrado, il risparmio per le casse è dell’ordine di milioni, proponendo l’esempio di un milione di persone interessate a risparmiare sui premi che richiedono da cinque a dieci offerte: fosse necessario per le casse rispondere per iscritto o per telefono, i costi sarebbero «tra 500 milioni e il miliardo di franchi». In ogni caso, dunque, la comparazione effettuata online fa risparmiare.
Anche dal punto di vista di «Spendere Meglio» il calcolo conduce a questo ordine di cifre. Ma se anche soltanto cinquemila persone chiedono ciascuna cinque offerte online alla Comparis, la spesa in commissioni per le casse (ritenuto che ogni offerta costa 40 franchi) raggiunge un importo superiore al milione di franchi.
c) La parte denunciante sostiene pure che «Spendere Meglio» non rispetta la verità scrivendo che la prima schermata della Comparis.ch pone in lista una parte soltanto delle casse malati, in particolare quelle che versano una commissione alla Comparis.ch. Nella schermata iniziale, secondo la Comparis, sarebbero invece sempre indicate le casse più convenienti, quelle più care, quelle più a buon mercato, le migliori e le peggiori, insieme con tutte le altre che alla Comparis fanno capo per la consulenza.
Un’attenta lettura dell’articolo di «Spendere Meglio»non consente di accettare questo addebito. «Spendere Meglio» scrive: «Il primo elenco comprende solo una parte delle casse, tra cui tutte quelle che versano commissioni a Comparis», non che nell’elenco figurano soltanto le casse disposte a pagare una commissione a Comparis. Neppure su questo punto il Consiglio giunge alla conclusione che vi è stata violazione del dovere di rispettare la verità.
2. La parte reclamante critica pure la considerazione contenuta nell’articolo, secondo cui i clienti dovrebbero, invece di chiedere un’offerta via Comparis, consultare direttamente il sito Internet delle casse. «Spendere Meglio» avrebbe in tal modo violato il principio della separazione tra fatti e commenti, perché chi legge potrebbe interpretare quel consiglio come un dato di fatto.
Neppure questo argomento convince il Consiglio della stampa. I consigli ai consumatori che leggono «Spendere Meglio» rappresentano il compito essenziale di un periodico come questo. «Spendere Meglio» fornisce ai suoi lettori dapprima un riassunto di fatti secondo il proprio punto di vista e a conclusione dei consigli che riassumono la sua valutazione dei fatti medesimi. La Direttiva 2.3 allegata alla «Dichiarazione» non prescrive una separazione formale tra fatti e commenti ma si limita a esigere che il pubblico possa chiaramente distinguere gli uni dagli altri.
3. La deontologia non esclude che un articolo possa risultare unilaterale o fazioso. Secondo la Direttiva 3.8 annessa alla «Dichiarazione» occorre tuttavia che le persone o gli enti oggetto di addebiti gravi siano ascoltati e la loro presa di posizione riferita in modo corretto e breve.
Il servizio contestato si basa su un articolo del «Tages-Anzeiger». Nella misura in cui tale fonte e la posizione delle parti risulta chiaramente riferita, non era necessario procedere a ulteriori approfondimenti. «Spendere Meglio» ha riportato sia le informazioni sia, indirettamente, anche le dichiarazioni della Comparis. «Spendere Meglio» si è in seguito concentrato sulle commissoni pagate dalle casse alla Comparis e sulla possibilità esistente di evitare questo onere interpellando direttamente le casse.
L’addebito – ripreso dal «Tages-Anzeiger» – secondo cui l’utilizzo del sito di Comparis.ch non è, contrariamente a quel che sostiene la parte reclamante, «senza costi» ma al contrario grava sull’insieme degli assicurati per un importo valutato a diversi milioni, è (diversamente da quel che ritiene «Spendere Meglio») un addebito grave. In linea di principio, sarebbe stato meglio se «Spendere Meglio» avesse chiesto alla Comparis di prendere posizione e ne avesse riferito il parere nel servizio. D’altra parte, e sia pure con una citazione indiretta, la posizione della Comparis nel servizio figura, quando non smentisce né conferma la cifra di fr. 43 per ogni commissione dovuta delle casse per ogni consulenza ma contesta che il sistema ponga a carico dell’insieme degli assicurati un onere sproporzionato. Riproducendo questa presa di posizione «Spendere Meglio» ha rispettato – sia pure di misura – il principio «Audiatur et altera pars» (cf. pure la Presa di posizione 7/2007).
III. Conclusioni
1. Il reclamo è respinto.
2. «Spendere Meglio» non ha violato le Cifre 1 (Rispetto della verità), 2 (Libertà di commento) e 3 (Omissione di informazioni importanti / Dovere di ascolto in caso di addebiti gravi) della «Dichiarazione dei dovri e dei diritti dei giornalisti».